La penisola su cui si sviluppò l’abitato di Nora presenta oggi un profilo costiero caratterizzato dalla presenza di tre insenature. Per lungo tempo si è supposto che queste fossero presenti anche in età antica e che all’occorrenza, a seconda dei venti, fossero sfruttate alternativamente come bacini portuali. Nora infatti era inserita da sempre nelle rotte mediterranee che toccavano le sponde meridionali della Sardegna. Il rilievo sistematico delle testimonianze archeologiche presenti lungo la fascia litoranea e lo studio della variazione della linea di costa determinato dal progressivo innalzamento del livello marino, recentemente condotti dall’Università di Padova, hanno consentito di proporre una ricostruzione aggiornata dell’antica morfologia della penisola e delle insenature stesse, rivedendo nel contempo le ipotesi relative al porto cittadino.
Sulla base dei nuovi dati, secondo quanto proposto da Piero Bartoloni, è ormai certo che il porto principale fosse ubicato nella baia nord-occidentale, mentre le altre due, in particolare la rada di Sant’Efisio, dovevano semplicemente fungere da punti di approdo occasionali in condizioni meteorologiche favorevoli, ad esempio durante la stagione estiva. In epoca antica l’insenatura nord-occidentale doveva apparire ben più pronunciata e ancora più riparata rispetto all’odierno porticciolo poiché comprendeva anche l’area della retrostante laguna, la quale fu creata soltanto nel 1957 mediante una diga di sbarramento collegata con la penisola di Is Fradis Minoris.
Qui, all’interno dell’attuale peschiera, le operazioni di rilievo e di scandagliamento del fondale hanno permesso di individuare una vasta depressione dai limiti piuttosto regolari, probabilmente dovuta a un intervento artificiale. Questa evidenza, già osservata in passato, è generalmente interpretata come traccia di un bacino portuale di tradizione fenicia e punica (cothon). Diversamente non era una struttura di attracco il cosiddetto “molo Schmiedt”, un lungo allineamento murario attualmente sommerso che si sviluppa al largo del settore occidentale della penisola; essa va invece intesa come una barriera frangiflutti o, meglio ancora, come un’opera di difesa costiera poi vanificata dall’inarrestabile ingressione marina.
Per saperne di più
- Schmiedt G., Antichi porti d’Italia. Gli scali fenicio-punici, in “L’Universo”, 45, 1965, pp. 225-274.
- Macnamara E., Wilkes W. G. St. J., Underwater exploration of the ancient port of Nora, Sardinia, in “Papers of the British School at Rome”, XXXV, 1967, pp. 4-11.
- Bartoloni P., L’antico porto di Nora, in “Antiqua”, a. IV, n. 13, 1979, pp. 57-61.
- Zucca R., I porti della Sardinia e della Corsica, in Porti, approdi e linee di rotta nel Mediterraneo antico, Atti del Seminario (Lecce, 29-30 novembre 1996), a cura di G. Laudizi, C. Marangio, Galatina 1998, pp. 213-237.
- Finocchi S., La laguna e l’antico porto di Nora: nuovi dati a confronto, in “Rivista di Studi Fenici”, XXVII, 1999, pp. 167-192.
- Finocchi S. 2000, Nuovi dati su Nora fenicia e punica, in Ricerche su Nora – I (anni 1990-1998), a cura di C. Tronchetti, Cagliari 2000, pp. 285-302.
- Mastino A., Spanu P.G., Zucca R., Mare Sardum. Merci, mercati e scambi marittimi della Sardegna antica, Roma 2005, pp. 170-172.
- Bonetto J., Falezza G., Bertelli A., Ebner D., Nora e il mare. Il Progetto Noramar. Attività 2011, in “Quaderni Norensi”, 4, 2012, pp. 327-338.
- Bonetto J., Le ricognizioni di Michel Cassien e l’archeologia marittima a Nora, in Nora e il mare. I. Le ricerche di Michel Cassien (1978-1984), a cura di J. Bonetto, Padova 2014, pp. 23-40.