Come in ogni città, l’acquedotto costituiva un’opera infrastrutturale di grande importanza per il tenore di vita degli abitanti. In età romana imperiale anche i Norensi poterono disporre di un approvvigionamento costante di acqua potabile e corrente ad integrazione delle tradizionali riserve idriche garantite da pozzi e cisterne.
L’acquedotto di Nora era probabilmente alimentato da una sorgente sita nel territorio, che taluni collocano nella zona di Sa Guarda Mongiasa, in un’area umida in cui si incontrano attualmente le prime tracce della struttura, altri invece più a monte verso il rilievo di Su Casteddu a Pula. Ripercorrendo il tracciato dell’infrastruttura idrica si scorgono ancora alcuni lacerti murari, particolarmente concentrati presso l’Hotel Baia di Nora, nel giardino di Villa Ada e nell’area antistante alla chiesa di Sant’Efisio. Qui si conservano, sia in situ sia in stato di crollo, vari resti relativi soprattutto a piloni e ad arcate. Le ultime tracce della struttura sono visibili nell’istmo in prossimità dell’abitato e all’interno della ex area militare. La struttura era realizzata in opera cementizia, con paramenti esterni in filari di laterizi. Lungo il suo percorso l’altezza delle arcate doveva adattarsi all’altimetria del terreno per mantenere invariate la pendenza del condotto e la velocità dell’acqua. Probabilmente, una volta giunto in città, dopo aver servito le Terme di Levante, l’acquedotto si spingeva verso il quartiere centrale, sino a raggiungere il supposto serbatoio terminale (castellum aquae) con la sottostante fontana lungo la via che conduce al teatro, per poi rifornire le vicine Terme centrali. L’acquedotto doveva però servire anche il settore occidentale della città, dove sorgevano altre fontane pubbliche e altri impianti balneari, come le Piccole terme e le imponenti Terme a mare.
Alcune particolarità realizzative rilevate nella tecnica edilizia si avvicinano molto a quelle adottate nelle Terme a mare, suggerendo che la costruzione dell’acquedotto sia avvenuta contestualmente a quella del principale impianto termale cittadino, tra la fine del II e l’inizio del III sec. d.C. Un’iscrizione ricorda che, tra il 425 e il 450 d.C., la struttura fu sottoposta a un intervento di ristrutturazione verificato anche per via archeologica.
Per saperne di più
- Patroni G., Nora. Scavi eseguiti nel perimetro di quella antica città e in una delle sue necropoli durante i mesi di maggio e giugno 1901, in “Notizie Scavi”, 1901, pp. 365-381.
- Pesce G., Nora. Guida agli scavi, Cagliari 19722, pp. 78-79, n. XV.
- Della Marmora A., Viaggio in Sardegna, II, Le antichità, trad. it. a cura di M. Brigaglia, Nuoro 1995 (I ed. 1840), p. 39.
- Paoletti S., Nora V. Soluzioni tecniche dell’acquedotto romano di Nora, in “Quaderni della Soprintendenza archeologica per le Province di Cagliari e Oristano”, 14, 1997, pp. 159-164.
- Tronchetti C., Nora e il suo territorio in epoca romana, Pula 1997, pp. 12-13.
- Botto M., Melis S., Rendeli M., Nora e il suo territorio, in Ricerche su Nora – I (anni 1990-1998), a cura di C. Tronchetti, Cagliari 2000, pp. 255-284.
- Tronchetti C., Nora, Sassari 20012, pp. 38-39, n. 15.
- Ghiotto A.R., L’architettura romana nelle città della Sardegna, Roma 2004, pp. 146-148.
- Bonetto J., Pula. Nora, acquedotto romano, in La Sardegna di Thomas Ashby. Paesaggi, archeologia, comunità. Fotografie 1906-1912, a cura di G. Manca di Mores, Sassari 2014, p. 301, n. 183.