A breve distanza dall’abitato si trova la principale area estrattiva di Nora, sfruttata in antico per l’approvvigionamento di un tipo di pietra, l’arenite, ampiamente utilizzato per la costruzione degli edifici della città. La cava si trova nella penisola di Is Fradis Minoris, oggi collegata all’istmo di Nora attraverso la diga di sbarramento che delimita artificialmente la laguna ricavata all’interno dell’insenatura nord-occidentale. L’area estrattiva è stata recentemente rilevata e indagata dall’Università di Padova.
La piccola penisola presenta una conformazione stretta e allungata, con una larghezza variabile tra i 25 e i 40 m e una lunghezza complessiva di 495 m, di cui circa 300 interessati dalle operazioni di cavatura sia sul lato meridionale che su quello settentrionale. Nella penisola è infatti riconoscibile una sequenza di settori estrattivi (loci) che si susseguono quasi senza soluzione di continuità, con tagli che raggiungono 2 m di altezza e con fronti a gradoni, rivolti verso il mare o verso l’attuale laguna, sui quali si conservano in ottimo stato i segni lasciati dagli strumenti impiegati per lo stacco del materiale. L’area fu utilizzata come cava dall’età punica a quella romana imperiale, come dimostra l’impiego dell’arenite qui estratta in numerosi edifici norensi. La posizione della cava rispetto alla città antica e al mare chiarisce i motivi del successo e del lungo arco cronologico del suo sfruttamento: a sud uno stretto braccio di mare la separa dal centro urbano, mentre a nord si trova in connessione con l’antico bacino portuale ubicato nell’area dell’attuale peschiera. Il paesaggio antico e i rapporti della cava con la città e il suo porto risultano oggi poco percettibili a causa dell’importante intervento attuato in quest’area nel 1957, che determinò la costruzione di una barriera in grandi blocchi di granito per collegare la punta orientale della penisola con l’istmo di Nora e creare così una laguna nel luogo di quella che in origine era una baia aperta.
Oggi la penisola ospita la sede di un centro per la didattica ambientale e per il recupero di cetacei e tartarughe. Fino ad oggi all’interno della cava, a fronte dell’eccezionale stato di conservazione dei segni lasciati dagli strumenti utilizzati per l’estrazione della pietra, non sono state individuate tracce di strutture antiche, ad eccezione di una profonda cisterna tagliata nella roccia ancora oggi visibile all’estremità orientale della penisola.
Per saperne di più
- Cossu C., Resti di frequentazione romana a “Is Fradis Minoris”, in Ricerche su Nora – II (anni 1990-1998), a cura di C. Tronchetti, Elmas 2003, pp. 125-128.
- Bonetto J., Falezza G., Previato C., Agus M., Cara S., L’approvvigionamento di materiale lapideo a Nora (Sardegna): la cava di Is Fradis Minoris, in Arqueología de la Construcción IV. Las canteras en el mundo antiguo: sistemas de explotación y procesos productivos, Mérida 2014, pp. 189-206.
- Previato C., La cava di Is Fradis Minoris: rilievo e studio delle tracce dell’attività estrattiva. Attività 2012-2013, in “Quaderni Norensi”, 5, 2014, pp. 213-218.
- Bonetto J., Falezza G., Previato C., Archeologia dell’edilizia a Nora (Sardegna). Il ciclo produttivo della pietra: dalla cava di Is Fradis Minoris al monumento, in L’Africa romana, XX, Atti del Convegno internazionale (Alghero, 26-29 settembre 2013), a cura di P. Ruggeri, Roma 2014.